Paralleli paragoni pupazzi e pecorelle smarrite

Paralleli paragoni pupazzi e pecorelle smarrite
Sono stufa di leggere su whatsapp su fb sul web la lotta. La lotta (fasulla) che va avanti a suon di post e instant message non produce. Non produce cosa? Risutato. Nessun risultato degno di nota, certo per qualcuno 125 like sono importanti ma tradotto in soldoni cosa produce? Se si lotta per qualcosa e perché si vuole raggiungere un risultato. Quando i giornali venivano chiusi le persone arrestate perché andavano contro il regime, quando la propaganda anti qualcosa si faceva attraverso il sotteraneo bosco di fanzine e fogli ribelli, le persone connesse venivano rintracciate e imprigionate. Oggi siamo, esagerando, segnlato e il tuo account congelato (non che sia giusto). Ma anche quando si fa attenzione a non usare certe parole e scegliere accuratamente le immagini da mettere il post cosa produce? La reazione e questa: si scuote la testa, si proununcia il “si, si e proprio cosí”, oppure hai sentito – rivolgendoci ad un noi stessi – cosa fanno e noi subiamo! Noi facciamo del nostro meglio – scriviamo i post come ci hanno consigliato di fare. A dirla tutta: cosa potremmo fare se non lanciare il nostro tweet o al bar riportare pedissequamente il riassunto dell’ultima notizia apparsa sul giornale dell’ultimo politico di parte di parte, nel senso della stessa parte: stiamo aggrappati alla poltrona e guai a chi ce la tocca)? Il problema é che ancorra non abbiamo una nostra piena consapevolezza di cio che siamo: PUPAZZI. Il corso di autoconsapevolezza non si occupa e non é volto alla sola comprensione di noi stessi, ma anche alla comprensione di noi stessi nel mondo. Se guardo al passato vedo tante valorosissime donne e uomini che hanno dato la vita per una causa che migliorasse la nostra vita (attuale) e nn avevano neanche la metá della forza comunicativa che abbiamo oggi. Ma d’altro canto abbiamo noi oggi la stessa passione che animava i cuori dei nostri predecessori? Oggi siamo PUPAZZI travestiti da guerrieri in una eterno carnevale con il gioco delle maschere. Vestiamo i panni dei lottatori ma siamo delle mansutete pecore che producono latte e ci lasciano pascolare e mungere dal padrone con l’ausilio del cane da guardia. Il cane da guardia serve, non vorreste correre il rischio ed essere la pecorella smarrita vero? Vedete nel loro piccolo fin da allora la comunicazione era efficace, ecco oggi nessuno vuole essere piú un pecorella smarrita fuori dal gregge, abbiamo imparato!

La responsabilitá personale e i giochi politici

La responsabilitá personale e i giochi politici
Tra la fine dell’anno e l’inizio del nuovo i tg, i programmi culturali e semi culturali raccontano i fatti piu importanti avvenuti nel paese e nel mondo: le innovazioni tecnologiche i successi sportivi, i programmi di successo il sisma che ha mietuto vittime in qualche parte del globo, i terremoti politici, i crimini efferati e lo scenario futuro che prevede la ripresa seppure molto lenta. Ecco, é guardando queste trasmissioni televisive che mi sale dentro una rabbia generale e particolare. Generale percheé pur vivendo nel paradiso terrestre le trasmissioni contiuano ad essere – evitabilmente – per il 75 % disastri e brutture. Particolare perche mi sento responsabile di non aver fatto piu di tanto per migliorare il mondo. Si, non uccido non rubo non sparlo male di nessuno – ho smesso anche di guardare storto e criticare la CapoCondomina – mi impegno a guardare il bene negli altri e fare tutto quello che é in mio potere per migliorare me stessa e ció che sta intorno a me. Ma ho davvero migliorato qualcosa? Non credo. Continuo a vedere le stesse persone sedute sulle stesse poltrone che decidono per me pur avendo espresso parere diverso piu di una volta. No. Io non posso cambiare la testa delle persone. Quindi perché invece loro hanno il potere di impormi tante cose sulle quali ho espresso parere contrario? Perché mi ritrovo ad essere governata da persone che non ho scelto ma che per giochi di potere hanno quella poltrona dalla quale ordinano, cambiano a loro piacimento pensando non al bene comune ma a quello personale? Delle tante cose che vorrei poter cambiare nel mondo una di quelle é la politica. Vorrei – potendo – smantellare i giochi e le strategie politiche che sta assumendo un peso sempre piú significativo sulla vita sociale, culturale di ogni persona. Non mi é mai piaciuta la politica perché non rispetta gli uomini e, cosa ancor piu grave, per poter far rispettare i diritti primari, spesso bisogna ricorrere alla lotta. Nel 2018 chi ha ancora voglia di lottare dopo una giornata di lavoro per assicurare un tetto un letto e un piatto? Credo nessuno e se qualche rimasuglio di energia é rimasta si partecipa alla lotta sui social. La vera voce del dis-accordo del dis-agio della dis-armonia non si sente piú. É ormai diventata una flebile voce affidata ad un post con un immagine. Non cerco carri armati – che ho sempre rinnegato – cerco la responsabilitá personale quella che finite queste parole su carta, mi facesse andare a prendere posizione fisica e verbale verso i fatti e le azioni dichiarando a gran voce i NO su tutto quello che non é funzionale e danneggia la mia vita.

Alla riscossa affollando le casse

Alla riscossa affollando le casse
Sono profondamente contraria al Natale e rifiuto tutte le forme del Natale che prevedano la carta luccicante e il nastro rosso, sebbene io vada pazza per il rosso. La rincorsa e partita gia da un mese e mi rendo conto che piu gli anni avanzano e piu si tende ad anticipare il momento dell’avvio dell’avvento, che commercialmente e spudoratamente lo fanno inziare prima delle festivitá di tutti i Santi. Sappiamo bene perché viene fatto tutto questo: semplici operazioni di marketing per aumentare le vwndite e quindi i profitti. Siamo quindi indotti alla corsa al regalo, non sia mai che non fcciamo in tempo, non voglia il cielo che ci ritroviamo al 23 e non abbiamo finito la lunga o corta lista di pacchetti che accumuliamo sotto l’albero. Quindi sono profondamente contraria al Natale in questi termini. Si sa, tutti siamo contagiati da questi acquisti ragionati o meno che nulla hanno a che fare con il Natale. Il Natale é attesa. Di chi? Ognuno ha qualcuno o qualcosa da aspettare, un attesa attiva dove ci si prepara ad accogliere quel qualcuno e quel qualcosa, ci si prepara perche siamo certi che verrá. Lo sentiamo dentro di noi, abbiamo lavorato tanto perche avvenisse, appunto impegnandoci nel riprendere un amicizia perduta o lavorando per cambiare qualcoa nella nostra vita, il lavoro, la casa, comportamenti, stiamo aspettando che rispondano ad una nostra lettera, che il test del nostro sangue sia corretto, aspettiamo l’amore o la serenitá, aspettiamo che qualcuno ritorni sano e salvo, l’attesa attiva che ci porta esattamente a concretizzare quanto abbiamo desiderato e scritto. Allora non c’é prorio bisogno di seguire i tempi del marketing. Il Natale é quell’appuntamento dove sappiamo che, se siamo stati bravi, quello che desideriamo si concretizzerá. A chi é destinato il regalo e che regalo? Siamo sicuri di scegliere il regalo in base alla persona a cui vogliamo esternare la nostra gioia di esserci ritrovati o verso quel qualcosa che si é concretizzaro? Che tipo di regalo facciamo? Stiamo perdendo la nostra capacitá creativa a favore dei prodotti che, acquistandoli, ci omologheraá a tutti, e il nosro regalo scartato dalla sua veste dorata e liberato dal nastro rosso sará ammonticchiato sugli altri, graditissimo ma che non esprimerá niente di noi.
Per questo sono profondamente contraria al Natale.

Autocoscienza al servizio di se stessi

Autocoscienza al servizio di se stessi
Sono stra-felice, finalmente dopo tanto tempo sono tra persone che parlano la mia stessa lingua.

Il problema é che siamo ancora una lingua minoritaria. Nel condominio quando parlo di autocoscienza mi guardano in modo strano, con sottotesto “chissá perché perdi il tuo tempo in queste attivitá simil new-age”e non ci capiamo.
L’Autocoscienza é vista come una malattia da fuggire e immunizzarsi preventivamente, tipo assumere giornalmente programmi tv spazzatura o spegnere quotidianamente il senso critico, per riaccenderlo solo nei casi di pettegolezzo e invidia.

La serata di venerdí é stata fantastica, siamo partiti da un punto basilare che ci permetterá di lavorare sino al prossimo incontro.
L’autocoscienza come presupposto della CONOSCENZA.

Certo che nel condominio potrebbero partecipare anziché perdere tempo cercando Principi Azzurri, birre con gli amici e notti di bagordi! Proprio Innamorata potrebbe avvantaggiarsi di questi incontri e capire perché ha questo bisogno del Principe Azzurro!!

Oramai non solo é passato di moda ma a dirla tutta a cosa le serve? Una sana conoscenza di se stessa magari le farebbe scoprire che non é un principe che sta cercando (io ne sono certa) ma magari sta cercando un calzolaio, cosi se proprio ci tiene le scarpe sono assicurate!

Anche Eterna-Adolescente farebbe bene a frequentare questo gruppo, scoprirebbe che essere adulti non é poi cosi male e trovare quindi un favorevole accordo tra il suo eterno ever-green/sindrome da PeterPan/ho passato i 18 anni da un pezzo!
Una sana autocoscienza serve a tutti, ma in molti la scansano, salvo poi capitare com’é successo alla CapoCondomina che per forza ci ha dovuto fare i conti.

Almeno lei ha iniziato. Certo lo so, ch nasce tondo non muore quadrato, peró si sta impegnando, mi ha anche detto che magari, un giorno, forse, potrebbe venire con me!

La prioritá per il bene comune

La prioritá per il bene comune
Io sono sempre pronta a comprendere le esigenze della collettivitá e so per esperienza che per il bene comune spesso ci si debba sacrificare cedendo e accettando il compromesso su qualcosa che proprio ci sta a cuore.
Ma io chiedo un solo giorno il venerdi pomeriggio/sera e trovo un muro di gomma conro il quale non si puó ragionare ne portare avanti una trattativa che le faccia comprendere a quelle due teste sulle nuvole l’importanza di frequentare il mio corso di autocoscienza! Io lo trovo incredibile. Si arrocano su argomentazioni fantasiose che poggiano sul niente tipo – il venerdi é fatto per uscire – mentre lo sanno tutti che il venerdi e una giornata lavorativa e il mio gruppo di cui sono una delle fondatrici ha bisogno della mia presenza, non chiedo certo il sabato o la domenica. Loro devono capire che si tratta di un piccolo sacrificio e che, se non pensassero solo ad “altro”, sarebbe molto utile anche a loro stesse. Forse ora non vedono il vantaggio ma presto si renderanno conto che avere una consapevole autocoscienza della donna nel 2017 é fondamentale per la crescita delle generazioni future. Non voglio esprimere giudizi ma se la signorina Innamorata avesse una maggiore autocoscienza forse avrebbe gia trovato il principino. Dal mio punto di vista la ritengo una grande sciocchezza, retaggio dell’infanzia /adolescenza e frutto di letture insane, lei crede di aver bisogno del principe azzurro ma in realtá forse vuole altro. Comunque Io non posso essere accondiscendente su questo e sono pronta a battermi per loro come ho semore fatto ma devo anche lottare per me stessa! Durante la colazione di condominio la Capocondomina non ha detto niente come se non le importasse niente salvo poi all fine dire – dovremo indicare le prioritá – e anche lei vuole il sabato e il venerdi! Credo davvero che ci sará una lotta intenstina per la corsa al sabato e alla domenica. M sono convinta che se ognuna riflettesse su cosa é veramente importante capirebbero che ciascuno di noi deve cedere qualcosa: io cedo tutti gli altri giorni della settimana e chiedo il venerdi!

Per non finire all’inferno e non ritornare nel limbo

Per non finire all’inferno e non ritornare nel limbo
Ci siamo ritrovate tutte nel condominio. Ognuna di noi è ritornata qui con una consapevolezza diversa e con la certezza che ognuna di noi vuole cose diverse. Ci conosciamo e sappiamo che ci interessano cose diverse.
Della CapoCondomina invece non sappiamo cosa vuole, e a dirla tutta credo nn lo sappia neanche lei! O per lo meno non ce lo ha ancora comunicato. Ritrovarsi è stato giocoso, gioioso e non solo perche nel limbo c’era ben poco di che divertirsi, ma é stato l’unione del comune intendimento di unire le nostre forze e le nostre energie per ritornare al condominio.
Ci guardiamo negli occhi riconoscendoci, ma anche guardinghe, osservandoci per la prima volta, siamo diverse ma sappiamo che la nostra radice storica é la stessa. Il tempo trascorso in questo luogo difficile dove abbiamo guardato e affrontato da vicino la nostra crisi, ci ha cambiato e siamo ora qui di nuovo nel condominio con una nuova titolarità che prima non avevamo. Oggi abbiamo tutte noi diritto di cittadinanza. Con questo nuovo passaporto di libera circolazione siamo tutte pronte a rimetterci in cammino verso la nostra meta.
Quanto sarà impegnativo riuscire a condividere il mezzo di trasporto che ci porterà a raggiungere questi luoghi diversi?
Come faremo a decidere cosa è più importante? Quale strada possiamo percorrere per giungere ad un proficuo compromesso per ciascuna di noi?
Ho il timore che potremmo ritornare nel limbo o finire all’inferno!
Come riusciremo ad ascoltare e accogliere le diverse richieste che sottendono diversi bisogni? Come riuscire a soddisfare tutti con un solo mezzo?
Prevedo una profonda, delicata e minuziosa azione di contrattazione delle parti.
Da parte mia, per quanto sia totalmente sfiduciata nel sistema, una precisa azione sindacale, con un dialogo attento di condivisione sarà necessario, e strategico sará l’impegno collettivo.
Tecnicamente è facile, nella pratica tutto diventa più complesso. Devo preparare il piano d’azione per non finire all’inferno e per non ritornare nel limbo.

I giorni della consapevolezza

I giorni della consapevolezza.
L’educazione è un fattore determinante, é nell’educare che si costruiscono i solidi pilastri della Libertà.
Solo ricevendo un’educazione alla Libertà non commetteremo nessun sopruso verso gli altri.
L’educazione che riceviamo è ambigua. Da una parte ci viene detto che tutti nasciamo liberi, ma sin dal primo istante apparteniamo a qualcun altro e non a noi stessi. Dall’altre parte riceviamo degli input educativi che ci spingono a raggiungere “la libertà”.
Come raggiungerla?
Questo significa che ancora non l’abbiamo, non siamo liberi, e quindi dobbiamo raggiungere la libertà economica, libertá di pensiero, libertá di movimento, di agire, di essere.
Spesso la parola libertà è accomunata e, spesso sostituita, erroneamente come se avessero lo stesso significato, con la parola indipendenza.
In realtà la libertà vera è profonda ci consente di raggiungere l’indipendenza.
Riceviamo una educazione che ci spinge al sopruso quando, per raggiungere una falsa libertà come quella economica, calpestiamo e passiamo sopra la libertà e i diritti altrui. Nell’educazione che riceviamo, che sia questa impartita dalla famiglia, dalla scuola o dalla società, o dell’ambiente in cui viviamo e lavoriamo, distorce e confonde in noi il significato di libertà.
É stato detto da un uomo qualunque che si nasce liberi o si nasce schiavi. Lui afferma di essere nato schiavo, le condizioni l’educazione ricevuta ci fa nascere liberi o schiavi, liberi di essere schiavi, di essere ciò che altri dicono che noi siamo o dovremmo essere. La libertà quando si è schiavi e quanto di più difficile ci sia d raggiungere nella vita dell’essere umano, significa costruire affermare e proteggere il nostro confine.
Parole facili da dire ma difficili da conquistare.
Costruire, affermare proteggere la nostra libertà utilizzando i confini ci riporta alla condizione di partenza che abbiamo giá dimenticato.
Dimenticato che alla base di tutto c’è l’educazione quella che noi schiavi e o arroganti potenti, non abbiamo ricevuto.
Sarà attraverso una corretta educazione alla libertà i cui pilastri poggiano su un terreno ricco di valori al rispetto umano, che affermare la libertà non sarà più da costruire o da proteggere.
Comprendendo la nostra libertà comprenderemo quella degli altri.

Notizie del Limbo: se vince chi fugge dov’è il vincitore?

Notizie del Limbo: se vince chi fugge dov’è il vincitore?
Sono nel limbo da qualche settimana. Siamo fuggite o meglio ci siamo sottratte al suo giogo di sottomissione, o meglio, abbiamo scelto coraggiosamente di lasciare.
La nostra fuorisuscita dal condominio, può essere letta da diverse angolazioni.
L’aspetto più evidente è che non siamo più sotto il suo potere, il suo controllo, le sue vessazioni.
Rispetto alle opportunità ancora teoriche, siamo state costrette ad un passo indietro. L’interazione è pari a zero, non abbiamo contatti, possibilità orizzonti, un profondo e credo lungo periodo di riflessione ci aspetta.
In ogni caso, la scelta operata, mi ha lasciato il senso della disfatta. La percepisco con una punta di fastidio per essermi ritrovata in una condizione che non ho potuto cambiare, e si, mi dico che abbiamo attuato, con logica, una intelligente strategia: rifugiarci e prepararci per l’attacco e vincere, ma scegliendo questo ragionamento potremmo arrivare ad una guerra anzi ad una guerra civile.
Mi chiedo volevo la guerra?
No volevo e non voglio che i nostri diritti siano calpestati, che l’essere noi stesse non sia limitato al solo diritto di essere, ma anche al non soffrire per esserlo e non dover vestire il modello che la CapoCondomina ci imponeva. Diritto di vedere, desiderare così diverse, diritto di essere libere dai condizionamenti della sua cultura del suo mondo, ristretto perarltro, che ci chiede di essere di successo belle sempre potenti ma asservite alle regole del denaro schiave degli orari di lavoro e non di una vita naturale, libere di essere reali senza, vestire modelli precostituiti.
Non sono riuscita a far accettare alla CapoCondomina queste nostre esigenze, questo bisogno profondo e naturale che lei ci ha sempre negato.
Mi chiedo dov’é il vincitore e chi é ?
In questa attesa mi sento inutile, non so cosa posso fare.
La Poetessa non ci ha dato nessun suggerimento, mi ha solo detto – pensa continuamente alla tua missione, non perderla mai di vista, non dimenticarla, coltivala, e in primavera i fiori sbocceranno –
A volte penso che lei viva sulle nuvole e non veda che tutto questo é invece molto pratico e terreno.
Ha aggiunto sul finire – il cambiamento ha bisogno di tempo e ognuno ha il suo, la primavera arriverà –
… e io penso chissá …

La verita scomoda della CapoCondomina

La verita scomoda della CapoCondomina
La CapoCondomina ha inviato un messaggio a tutte noi per una urgente riunione di condominio.
Credo che questa ondata di “Lascio La Casa” – “Me Ne Vado” l’abbia fatta vacillare. Sì, sono sempre più convinta che, vince chi fugge, é la tattica che sembra rispondere meglio alla defenestrazione della CapoCondomina. La osservo, e mi rendo conto che sta perdendo sicurezza. Come mai?
Lei, è sempre sicura di sé, non fa altro che comandare e dettare legge. Di fatto starebbe molto meglio senza di noi, come peraltro ha sempre affermato! Lei non ci sopporta e non ha bisogno di noi, lo dimostra il fatto che ci vorrebbe di nuovo tutte in cantina.
Ma allora dove sta la verità? Cos’è che la minaccia in questo nostro addio, in questo nostro andare via, che dovrebbe invece darle sollievo e farle dire: ohh finalmente!
Ci rifletto da quando lei ha ci inviato il messaggio. Mi ronza nel cervello un pensiero, come una pulce che rimbalza per farsi notare, e mi dice “apparentemente” che andando via le toglieremmo l’oggetto, lo scopo della sua vita. Il suo giocattolo preferito: tiraneggiarci. Di fatto, a parte questo lei cosa ha? Niente, non ha niente.
Lei non ha valori, non ha passioni, non ha allegria, non ha creatività. Noi con le nostre vite limitate, a causa sua, siamo tutto! Ognuno di noi porta quel po’ di amore o ricerca di amore, la spensieratezza, la leggerezza che ciascuna di noi dovrebbe avere, la ricerca di una forma di espressione e la passione per la verità e la l’onesta e il rispetto per sè stessi e per gli altri.
Niente, lei non ha niente in se, è una terra arida e anche se non lo vuole ammettere lei attraverso noi succhia tutto questo. Lei si nutre attraverso di noi.
Questa è la verità scomoda della CapoCondomina, lei non lo ammetterá mai, ma lei resterà sola.

La miglior difesa è l’attacco o vince chi fugge?

La miglior difesa è l’attacco o vince chi fugge?
Me lo sono chiesto tante volte se la miglior difesa è l’attacco o se vince chi fugge. Per tanti anni sono andata all’attacco della CapoCondomina per ottenere i diritti che lei ci ha sempre negato e i risultati sono stati davvero deludenti.
Dovevo difendere i miei diritti e quelli delle altre condomine, e ho seguito la regola “la miglior difesa è l’attacco”. Tuttavia, credo che, col senno del poi il mio attacco non sia stato cosí efficace. Sicuramente non ho la competenza dello stratega cinese della dinastia dei Qi dei 36 stratagemmi. Infatti lei con i miei continui attacchi anziché indebolirsi si è rinforzata, rinsaldata nelle sue testardi opinioni enel suo modo di vivere e quel suo tirannico comportamento con gli altri. Quindi un vero buco nell’acqua.
Non è stata la miglior difesa, non é stato il miglior attacco, non sono stata una stratega!
Ora in modi diversi siamo tutte mettendo in atto l’altro adagio che avvisa “vince chi fugge”.
Ho anche detto chiama la ritirata, che se non altro è un sano e valido modo di limitare le perdite, capire il nostro nemico, studiarne i punti deboli e riformulare il nuovo piano di attacco e quindi muovere un nuovo attacco. Ma è anche un abbandonare il campo, e se lo facciamo stiamo lasciando quel territorio al nostro nemico e peremttendo che lui ci neghi un nostro diritto. E se la questione é cosi importante per noi a tal punto da ingaggiare una battaglia, possiamo battere in ritirata?. Non ho mai asciato il campo, per me era sempre una resa era perdere, non battersi per i propri ideali. Non sono brava stratega le sonore sconfitte che ho incassato con la CapoCondomina mi hanno insegnato qualcosa che “vince chi fugge” è una scelta una opportunità di non cadere nel terreno di scontro che il nemico ci ha preparato.
É un opzione che ci permette di vedere tutto il territorio e non solo quella parte dove ci si scontra, la scelta di decidere se scontrarsi o salvarsi.
Ora sono convinta dell’opportunità di fuggire, di scegliere un altro luogo, di non assecondare i soprusi e batterci per i nostri diritti ma togliendoci, sottraendoci al suo giogo.
É ciò che sta avvenendo nel condominio, tutte alla fine stanno arrivando a questo. Come andare via.
L’immediata reazione della CapoCondomina mi fa capire che “vince chi fugge” è proprio una buonissima strategia.